La Villa era stata realizzata dal cividalese Giorgio Antonio Pozzi nel 1715. Il portale d’ingresso, realizzato in conci di pietra bugnata, con pochi mattoni e tanti sassi, risale al 1720. Venne ultimata nel 1727. Inizialmente Nachini la utilizzò come casa di villeggiatura, ma vi si trasferì definitivamente nel 1750. L’inserimento dell’organista nella comunità di Corno di Rosazzo non dev’essere stato senza attriti. Le fonti raccontano, per esempio, di un vivace contenzioso col parroco del luogo. Appena trasferitosi alla villa infatti, Pietro Nachini iniziò alcuni lavori di riforma della struttura. Tra questi era prevista la realizzazione di un piccolo oratorio che avrebbe consentito al sacerdote e organista di celebrare la messa mattutina. È facile immaginare come il parroco locale abbia preso la notizia, soprattutto perché la chiesa parrocchiale era appena stata costruita! Le discussioni in merito non si fecero attendere, tanto che si fece ricorso all’intervento della Curia di Roma e del Patriarcato. Alla fine, il parroco ebbe la meglio, e Pietro Nachini fu costretto ad abbandonare il progetto.
Quando Pietro Nachini morì, la villa passò nelle mani della nobile ungherese Eleonora Kadcigh. Suo figlio, Giovanni Battista Pontotti, era un musicista, come il padre, e come Pietro Nachini. Questo fece della villa un luogo di ritrovo per i musicisti e sede di concerti. Ultimi proprietari della Villa furono i Cabassi, che la ampliarono ulteriormente e la completarono nella sua configurazione veneta: la sua architettura dell’alto medioevo la rende unica nel suo genere e la identifica come una tra le a prime ville venete in Friuli. I Cabassi rimasero proprietari fino al 2010, anno in cui la villa passò al Comune di Corno di Rosazzo. Oggi Villa Nachini Cabassi è il cuore pulsante dei Colli Orientali: ospita l’enoteca-ristorante, l’ufficio turistico infopoint di Corno di Rosazzo con lo shop del Consorzio Viticultori, ed è disponibile come spazio eventi per l’organizzazione di convegni, matrimoni, banchetti e spettacoli – onorandone così il passato di arte e musica che hanno sempre intriso le sue pareti.